Flann O’Brien: La sostenibilità della leggerezza

Oggi spero di essere leggera ed esilarante come lo scrittore di cui vorrei parlare, mirando dritto al cuore della cultura irlandese. Flann O’Brien è ahimè poco noto in Italia, benché sia stato pubblicato varie volte da alcuni colossi della nostra editoria. Lo scoprii meno che ventenne, e lo trovai gustoso e pericoloso, per la dipendenza che può creare, esattamente come una pinta di Guinness. Autore amato e osannato, tra gli altri, da Joyce e Beckett, visse una vita di stenti e ubriacature da sano dublinese attempato. Teneva una rubrica sull’Irish Times chiamata Cruiskeen Lawn, che in gaelico significa “il boccale traboccante”, dalla quale faceva il verso alla società dublinese dell’epoca (lui morì nel ’66), in tono grottesco e irriverente.
Il suo romanzo più noto è At Swim Two Birds, tradotto in italiano con il titolo Una pinta di inchiostro irlandese. E mai traduzione fu più azzeccata, perché davvero di ubriacatura letteraria si tratta, ma di quelle buone, che fanno cantare la penna e accompagnano il lettore in un viaggio allucinato in cui, volente o nolente, anch’egli è costretto a cantare. Antiromanzo, metaromanzo, romanzo postmoderno che dir si voglia, questo libro richiede impegno di lettura e apertura a una cultura di cui il mercato non propone che una vulgata che stanca presto chiunque non si addentri davvero ad esplorare l’identità irlandese, poiché l’autore fa sfilare una carrellata di personaggi derivati da saghe gaeliche, folk tales, e racconti con cui imparare a familiarizzare. E ci affezioneremo certamente al re Sweeney, costretto a vagare sugli alberi per una maledizione che deve scontare, al cacodemone Fergus MachPhellimey, un diavoletto prelevato dal patrimonio fiabesco celtico, al guerriero Finn MacCool.

A spaesare il lettore, Flann O’Brien ci pensa fin dall’incipit, apparecchiando un banchetto gustoso per tutti i lettori dal palato fine che, come l’autore, credono che un buon libro possa avere più inizi, più autori, riguardare storie che si intersecano e avere finali plurimi. Qui, perfino la dialettica tra autore e personaggi è messa in discussione, al punto che questi ultimi si ribellano al proprio autore che progettano di assassinare durante le sue ore di sonno, unico periodo in cui è concesso loro di vivere liberi. Un meccanismo a scatole cinesi che coinvolge quattro piani narrativi, in cui qualsiasi confine attribuito alla finzione letteraria, al concetto di genere, a quello di caratterizzazione decadono in un’orgia immaginativa in cui tutto può accadere.
È spassoso Flann O’Brien, come nessun altro autore da me letto. È geniale nelle sue trovate rocambolesche e dotato di una naturale e istrionica predisposizione all’affabulazione.

Benché At Swim Two Birds sia il suo romanzo più noto, che, diciamolo, lo rese famoso solo tra gli scrittori che l’osannarono, ma non tra il grande pubblico, io sono affezionata alla sua seconda opera: Il terzo poliziotto. Qui si arranca nel nonsense, nell’assurdità totale, eppure si cerca risposta a problemi metafisici tipici dell’uomo.
Il tema della morte, dell’eternità, del tempo, della collocazione esistenziale dell’essere umano nel quadro del divenire universale, sono espressi in una storia di ladri, assassini, poliziotti, studiosi folli e biciclette. La trama è inconsistente, quasi un pretesto per dar sfogo alla carica immaginativa dell’autore e a quella del lettore. Un’allegoria dell’assurdo potrebbe essere definito questo libro. Un viaggio alla ricerca di un sé smarrito perfino nella sua dimensione atomica, se è vero che le biciclette scambiano atomi con gli esseri umani. Ciò che di misterioso riserva la vita, sembra dirci Flann O’Brien, probabilmente è destinato a rimanere tale ed è giusto che sia così.

Glenda Dollo

2 pensieri riguardo “Flann O’Brien: La sostenibilità della leggerezza

  1. Articolo molto bello che mi riporta felicemente a Flann O’ Brien, conosciuto attraverso uno scambio di email con Gero Mannella (autore che consiglio caldamente), E a proposito di autori irlandesi stratosferici, scoprii James Stephens leggendo il suo meraviglioso “I semidei”. Stephens, come è scritto nella sua biografia inserita nel blog Irlandando.it, “fu amico di James Joyce, col quale formava i cosiddetti ‘gemelli celesti’, nati alla stessa ora dello stesso giorno dello stesso anno nella stessa città. Il loro legame fu tale da far dire a Joyce che il suo ‘gemello celeste’ era l’unico scrittore che sarebbe stato in grado di portare a termine il suo “Finnegans Wake”.

Rispondi