Il Mondo della Luna

«Gesualdo!»
Gesualdo, seduto su una panchina del lungomare, tolse le cuffie dalle orecchie. Il suo vecchio amico Giovanni era di fronte a lui.
«Ciao Giovanni.»
«Cosa ascolti?»
«Il Mondo della Luna di Haydn. Sto leggendo questo libro di Paul Auster, il brano è citato lì.»
«Hai pranzato?»
«Sì. Ristorante La panchina… Ho comprato, in un locale oltre la strada, del dentice in umido con cipolla dolce. L’ho mangiato in una vaschetta, seduto su questa panchina. Era proprio buono. E tu, hai pranzato?»
«No. Andrò a casa tra poco.»
«Ma… A quest’ora non dovresti essere al lavoro?»
«Da un mese non lavoro più. Il muro costruito a occidente non mi permette più di raggiungere la sede del mio ufficio.»
«Ah, mi dispiace. Hai saputo? Stanno costruendo altri muri. E ci fanno credere quasi, a proposito di Haydn, di essere in una specie di mondo della luna…»
«Già. Molti sono caduti in un sonno profondo e non si accorgono più di quel che sta accadendo. Ho pensato di andare via. Ma dove? Il sonno si è molto diffuso, anche in tanti altri paesi.»
«Su Marte… Ricordi Bradbury e le sue Cronache Marziane? I sognatori, i poeti, i ribelli, in cerca di un nuovo destino, lasciano la Terra per andare su Marte.»
«Eh, davvero, su Marte. La Luna è già trafitta da troppe bandiere…»
Il giorno era grigio. Le nuvole si univano al mare. Cominciò a piovere, piano. Le poche gocce bagnarono il libro di Gesualdo lasciato aperto sulla panchina. I due amici si salutarono. Giovanni entrò in macchina, dal finestrino aperto fece un ultimo cenno di commiato all’amico che si attardava sul lungomare. 

Subhaga Gaetano Failla

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