“Una possibilità alternativa è quella di incontrarci nel parco oltre la vallata, quello con in basso dei pini e il torrente.”
“D’accordo, ti chiamo tra poco, così ci mettiamo d’accordo meglio.”
Gesualdo, dopo aver letto l’email di risposta, guardò il telefonino accanto al computer in attesa che Margherita lo chiamasse. L’aria chiusa non era più sicura e così le aveva proposto un luogo all’aperto, un boschetto isolato e tranquillo ai margini della città.
«Ciao Margherita, buonasera.»
«Buonasera Gesualdo. Come stai?»
«Bene, nonostante i muri. E tu, come stai?»
«È un buon periodo. Nonostante i muri.»
«Allora, domani, al parco tra i pini va bene?»
«Sì. Di mattina, alle nove. Che ne dici?»
«Benissimo. A domani, alle nove. Ci vediamo direttamente lì. Ti abbraccio.»
«A domani. Ti abbraccio anch’io.»
Si incontrarono in perfetta puntualità. Erano imbacuccati con giacconi, sciarpe e cappucci, pronti a difendersi dal freddo di gennaio. Sapevano che sarebbero restati immobili per mezz’ora tra gli alberi. Scelsero due grandi tronchi abbattuti e distesi a terra. Sedettero a una certa distanza l’uno dall’altra, sui tronchi, accomodandosi sulle larghe scaglie della corteccia. Chiusero gli occhi. Il respiro andava e veniva. L’aria frizzante, pura e vitalissima, destava i sensi e dava gioia. Il vento frusciava sulle cime delle fronde spoglie dei pini. Un torrente vicino, infossato e carico d’acqua, mandava altra musica. D’un tratto irruppe, rapido e fugace, il battito d’un picchio. Talvolta il rumore di un’auto lontana non disturbava l’armonia del luogo. Ne faceva invece da contrappunto, portando ulteriore movimento alla melodia che rallegrava Gesualdo e Margherita.
Dopo mezz’ora riaprirono gli occhi. Camminarono per alcuni minuti lentamente. I piedi sentivano il sentiero duro e soffice, e il muschio sparso a macchie, e le pigne che crepitavano sotto le scarpe, e per un attimo, al rallentatore, i piedi perdevano un poco l’equilibrio, per riacquistarlo con passi da ballerini in dormiveglia. Videro le acque gorgoglianti del torrente, e la grande roccia nuda levigata dalla corrente, e il rosso degli ultimi corbezzoli sul sentiero scosceso. Il mondo respirava e anche Margherita e Gesualdo respiravano. A Gesualdo venne in mente di nuovo una parola che lo aveva visitato spesso in quei giorni di muri e di splendore: “Eretico”. Che sceglie.