Il libro postumo di Roberto Calasso apre un varco tra il bene e il male

Al numero 777 della Piccola Biblioteca Adelphi corrisponde un titolo che mi sta molto a cuore, Sotto gli occhi dell’agnello, di Roberto Calasso, pubblicato postumo.

Ho letto diverse opere dello storico direttore di una delle poche vere case editrici italiane, e li ho sempre custoditi in un angolo privilegiato della mia biblioteca piccola. Ho cercato di seguire il suo esempio dedicandomi a questo mestiere maledetto, che non è mai abbastanza sacro e mai abbastanza profano. Non ci sono paradisi per chi scrive, solo inferni con un po’ d’aria condizionata, ogni tanto.

Il suo volume sul mestiere dell’editore, in cui racconta di come un autore e un illustratore, o un fotografo, entrano in connessione attraverso la copertina di un libro, dovrebbe diventare un vademecum per quei quattro sciacquetti che si improvvisano editori solo perché sono capaci di stampare qualcosa. Lo cito spesso quando parlo di “libri unici”, come li definiva lui, ovvero quei libri in cui si capisce subito che all’autore è successo qualcosa e quel qualcosa ha finito per depositarsi in uno scritto. Queste parole sono diventate una specie di guida, anche mentre scrivo: se mi accorgo che dietro le parole c’è solo tecnica, le butto via.

Oggi ho letto questo testo, pubblicato dopo quasi un anno dalla morte di Calasso, un libro sull’Apocalisse, sul sacrificio che qualcuno ci ha dedicato e qualcun altro ci ha domandato, col risultato di aspettarci di essere liberati dai peccati del mondo senza chiederci se questi peccati siano necessari per la presenza stessa del divino. L’Apocalisse è forse il meno cristiano tra i testi sacri, un ardente percorso in noi stessi, nella nostra incapacità di amare e nel nostro bisogno latente del male, di fare del male, per sperimentare qualcosa di veramente sacro: il perdono.

In breve, alla domanda di Calasso che resta aperta – chi ha davvero sgozzato l’agnello? – aggiungo: il divino e il demonio sono davvero due entità antitetiche e in lotta tra loro? Siamo stati abituati a mettere il bene da un lato e il male dall’altro, poi la lettura di libri profetici e visionari come questo ci fa sentire la limitatezza della visione binaria della vita e della morte – tant’è che l’autore ce ne sta parlando dall’aldilà – e ci pone al cospetto di un varco da investigare con tutte le nostre capacità intellettive, se ancora è lecito.

Franco Malanima

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