Il blues è uno stato d’animo, una forma poetica ed espressiva, una struttura musicale, e solo in seguito un genere musicale che ci fa pensare a B.B.King, Elmore James, John Lee Hooker, Skip James, Buddy Guy, Howlin’ Wolf, per citare alcuni nomi.
Il blues nasce dallo sfruttamento e dalla segregazione razziale degli Stati Uniti. Nei campi di cotone, sottoposti a un lavoro massacrante, vittime di violenze e sopraffazioni, trattati come proprietà privata, gli schiavi intonavano dei canti sia durante le ore di lavoro (work songs) che la sera, quando si riunivano (spirituals). I canti di lavoro erano basati su una struttura antifonale di domanda e risposta che scandiva il ritmo dei movimenti che gli schiavi erano costretti a compiere ripetutamente durante le lunghe ora trascorse nei campi durante il giorno. Erano un sollievo dalla fatica e un sollievo per l’anima, che si estraniava dal tormento della condizione di schiavitù, trovando nella musica un rimedio concreto all’alienazione. Spesso questi canti trattavano la nostalgia per il continente africano, la deportazione, la sofferenza patita e quella in atto. Gli spirituals, invece, erano canti che trattavano innanzitutto della speranza, del riscatto. Nel rapporto con il divino si cantava una giustizia a venire che avrebbe liberato quegli uomini e quelle donne dalla condizione di servi e schiavi dei bianchi. Bisogna tenere presente che i padroni espropriarono gli schiavi di ogni legame con la loro terra e cultura di origine: era vietato l’uso della lingua madre, l’uso di strumenti musicali africani, la celebrazione di riti che non fossero cristiani. Essi, allora, si riunivano spesso segretamente oppure trovavano nella Bibbia, e soprattutto nell’Esodo, una metafora della liberazione dal proprio stato di schiavitù.
Il blues riprende la struttura antifonale dei canti di lavoro e le tematiche degli spirituals (da cui nascerà anche il gospel).
Sono note le espressioni to have the blue devils, “avere i diavoli blu”, to feel blue, “sentirsi blu” e, infine to have the blues, “avere il blues”. Queste espressioni si riferiscono, genericamente, a uno stato di malinconia e tristezza. E a me piace pensare che si usasse proprio la parola blue perché gli schiavi, guardando il cielo, sentivano nostalgia del proprio cielo, della propria terra.
Tornando ai fatti e a elementi più concreti, il blues si sviluppò nella sua forma caratteristica di dodici battute nell’alternanza fondamentale di dominante e tonica che si ripetono per quattro battute ricalcando lo schema antifonale delle work songs. I temi, benché non religiosi, sono per lo più derivati dagli spirituals, da cui il blues ereditò l’essenza, ovvero la necessità di cantare l’ingiustizia, di anelare al riscatto da quest’ultima.
Ecco allora che il blues comincia a definirsi nelle sue linee essenziali, non, come vorrebbe il senso comune, quale lamento, canto dell’offesa subita, di tristezza e depressione, ma come possibilità concreta di elevarsi, attraverso la musica, da quello stato. Il blues non è consolatorio, il blues è la possibilità fattuale che la musica dà di opporsi alle offese e alleviare l’animo. Il blues è un esorcismo musicale. La famosa blue note, il cosiddetto tritono, vale a dire la quinta diminuita, è di derivazione africana. Così come la scala pentatonica (prima, terza minore, quarta, quinta, settima minore). La modulazione delle scale in minore, che contrasta con la terza maggiore degli accordi usati, dona al blues il suo suono caratteristico. Si tratta quasi di un’oscillazione continua tra due stati emotivi. Ricordiamo che le scale pentatoniche sono diffuse in tutte le culture del mondo che non usano i sistemi temperati (il temperamento equabile, come il nostro, è quello che divide la scala musicale in intervalli regolari – dodici semitoni).
Il blues è alla base non solo del jazz, ma del rock e del pop. Uno dei riff più famosi della storia del rock, quello di Black Dog dei Led Zeppelin, è basato su una scala blues (pentatonica minore più blue note). La struttura del celebre brano Rock and Roll, sempre dei Led Zeppelin, è quella del blues.
Il blues è non solo un esempio sublime del potere che la musica ha di elevare spiritualmente, ma lo è soprattutto del carattere universale, transculturale, unificante di questa forma artistica così diffusa e amata. A prescindere da gusti, generi, contesti. E riflettere sul fatto che gli africani deportati negli Stati Uniti e schiavizzati, sottoposti a pene infernali, non si siano arresi e abbiano anzi consegnato a tutti noi una delle forme artistiche più affascinanti e feconde della cultura mondiale, insegna non solo a praticare il blues ogniqualvolta sia necessario, senza arrendersi mai, ma anche che proprio dalla sofferenza e perfino dalla sopraffazione, possiamo donare a noi stessi e agli altri sprazzi di luce e gioie inattese, arte e vita.