Matilde Serao: un miracolo artistico ed esistenziale


Figura poliedrica, tracotante, esplosiva, lontana dai canoni di bellezza, investe su cosa sa fare

Grassottella, dalla risata fragorosa, charmant, amava presentarsi, con i suoi immancabili cappellini, su una carrozza trainata da un cavallo bianco, a Napoli la conoscevano tutti. Fin da bambina dichiarava che non amava giocare con le bambole, preferiva di gran lunga le trottole perché rimangono in equilibrio tra sogno e passione, proprio come lei.  Matilde nasce a Patrasso nel 1856, da un avvocato napoletano anti-borbonico, Francesco, e da Paolina Bonelly, una nobile greca decaduta. Alla fine del regno borbonico, la famiglia Serao ritorna a Napoli, dove il papà svolge da subito l’attività giornalistica. Così, Matilde cresce a stretto contatto con la redazione di un giornale, ciò nonostante la sua formazione va a rilento, non amava studiare. Accade che Paolina si ammala e la nostra è quasi costretta ad imparare a leggere per far compagnia alla madre, sicché si appassiona alla lettura e per recuperare il tempo perduto legge l’Opera Omnia di William Shakespeare! Si iscrive a scuola a 15 anni, e in breve tempo consegue il diploma di maestra. Ha bisogno di lavorare come telegrafista per le ristrettezze economiche in cui versa la famiglia. Quel lavoro, sarà fonte di ispirazione, il suo filo conduttore, le piaceva ascoltare i fatti di tutti e non solo, modificava il modo di comunicare certi accadimenti. Intanto collabora con un centinaio di testate, tra cui Il “Giornale di Napoli” e “Fanfulla”, si firma Tuffolina, questo il suo pseudonimo. Consapevole delle sue potenzialità e della sua vocazione diverrà l’antesignana di una novità giornalistica “La Posta”, spazio di comunicazione con il fruitore del giornale.

A 26 anni lascia Napoli per trasferirsi a Roma, lavora nella redazione del “Capitan Fracassa”, giornale letterario e satirico, Matilde ormai può scrivere di qualsiasi cosa.  Ben consapevole che per la sua carriera occorrevano frequentazioni in determinati ambienti la troviamo in tanti salotti romani, stringe tanti rapporti tra cui quello più caro con Eleonora Duse.  È il momento della produzione letteraria, scrive il romanzo Fantasia che riceve una critica distruttiva da un suo collega Edoardo Scarfoglio che giudica il suo stile rozzo o eccessivo. Ma l’amore riesce a creare legami basati su forti connessioni spirituali, intellettuali, culturali. Galeotto fu l’incontro tra Matilde ed il poeta, scrittore e giornalista Edoardo, all’interno della redazione del Capitan Fracassa che genera un connubio letterario ed umano profondissimo:

Questa donna tanto convenzionale e pettegola e falsa tra la gente e tanto semplice, tanto affettuosa, tanto schietta nell’intimità, tanto vanitosa con gli altri e tanto umile meco, tanto brutta nella vita comune e tanto bella nei momenti dell’amore, tanto incorreggibile e arruffona e tanto docile agli insegnamenti, mi piace troppo, troppo, troppo.” Scrive ad un’amica il focoso Scarfoglio.

Durante la loro frequentazione, siamo nel 1884, un’epidemia di colera colpisce Napoli, il Ministro dei Lavori Pubblici, Agostino De Pretis, afferma che per risanare la città, Napoli deve essere sventrata, e allora si apre la polemica della questione meridionale.  In risposta alla provocazione del De Pretis, la Serao scrive la sua opera più importante Il ventre di Napoli, composta da un’insieme di articoli sull’argomento. La scrittrice descrive il “ventre”, ossia i quartieri straripanti di poveri e disadattati che non sanno come tirare avanti, preda del degrado urbano e delle malattie. Inoltre si sofferma sulla grande capacità dei napoletani di sopravvivenza, nonostante le condizioni avverse, e le loro usanze singolari per rispondere al morbo e alla morte, usanze che sconfinano nel paganesimo e nella pratica di riti occulti.

Così dirà Benedetto Croce: “La Serao che conta e conterà è quella che si ispira alle angosce degli umili, che appassionatamente rievoca aspetti mutevoli e toccanti della vita napoletana”.

“Avvisiamo gli amici che ci siamo sposati oggi,” è il 28 febbraio1885 Edoardo e Matilde annunciano così il loro matrimonio. Da questo connubio, che non è solo umano, nascono due giornali storici: Il Corriere di Napoli ed Il Corriere di Roma con una caratteristica comune e predominante lo studio antropologico. La famiglia Scarfoglio, marito, moglie e 4 figli maschi, ritorna a Napoli e nel 1892, Serao e Scarfoglio pubblicano il primo numero de “Il Mattino”. Arrivarono la fama, il successo, i viaggi e quindi la lontananza nella coppia. Lui non mancava di farsi vedere in giro in compagnia di donne bellissime, quando Matilde era fuori per lavoro.

Fu proprio durante una sua assenza che Edoardo iniziò una relazione con una cantante e ballerina francese, Gabrielle Bessard. Da un incontro iniziò una storia d’amore che venne interrotta quando Gabrielle rimase incita. La famiglia Scarfoglio-Serao abitava a via Monte di Dio, 1 quando la Bessard bussò a quella porta con una bambina partorita da poco. Lasciò la bimba nelle braccia della governante, prese la pistola dalla borsetta e si sparò un colpo alla testa lasciando cadere un biglietto che testualmente recitava così:

Perdonami se vengo ad uccidermi sulla tua porta come un cane fedele. Ti amo sempre”.

Gabrielle morì, la reazione di Matilde Serao fu quella di una grande donna: decise di adottare la bambina e le diede il nome di sua madre, Paolina.  Nel 1900 Matilde abbandona definitivamente le colonne de “Il Mattino”, intanto Il matrimonio è compromesso e nel 1903 i nostri si separano. Dopo la separazione, fondò da sola il quotidiano “Il Giorno”. Ebbe come compagno l’avvocato Natale, con cui però non si legò in matrimonio neanche dopo la nascita di una figlia, Eleonora. Vive la fine della I Guerra Mondiale e il Fascismo con il quale avrà pessimi rapporti. Per questo motivo probabilmente nonostante le più candidature non vincerà il Premio Nobel. Muore mentre è a lavoro alla sua scrivania. Possiamo ricordarla con una sua stessa espressione:

“Io devo scrivere, per questo sono nata”.

Laura Bufano

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