È un viaggio. I Fugs suonano. LSD scritto con zollette bianche. Danze, maschere. Giovani donne ridono. Un uomo cammina. Sono ricordi sovrapposti lungo un viaggio in aereo non si sa per dove. Ricordi di locali, LSD, Peyote. Una donna molto bella, vestita di bianco. È un film bellissimo, una specie di documentario su se stesso, sulla propria mente (malata), musica bellissima. È una storia di dipendenza da alcool e droghe. Il protagonista arriva in una città. Si chiama Russel. Viene portato via in macchina da un autista. È una continua allucinazione. È un film bellissimo. Ma non chiedetemi perché. Ma è un film bellissimo. Tutto fa molta pena. Russel non vuole uscire dall’auto. È costretto a farlo. Entra in una clinica per disintossicarsi. Russel piange. Gli viene fatta una iniezione, poi scappa. È un film un po’ scemo ma bellissimo, non so perché. Poi Russel va a finire in una bara durante una cerimonia in cui i fedeli entrano in trance. Ma lui si risveglia nella clinica. Parla con uno psicologo. Dice che vuole andare a Chappaqua. Si vede la festa di paese di Chappaqua. Lui è un bambino. Si vedono danze indiane. Tutto è molto drammatico e lirico. Belle visioni. Il peyote. Cominciò tutto con quello per Russel. Il peyote gli ha dato “fantastiche visioni”. Inca e una donna bellissima. Un cervo. “Qui dentro ho visto un cerchio d’oro” (nella testa). Ravi Shankar suona il sitar. Oh il 1966 anno mitico! Anno hippy. “Poi sono entrato nella visione”. Ma lo psicologo vuole la logica. È un film totalmente autobiografico. “Che logica potevo avere a 18 anni?”. A 18 anni entra in un cinema. Poi Russel di nuovo nella clinica. Allucinazioni. Allucinazioni di Russel. È la storia della sua dipendenza dalle droghe. Ma detta così è banale. In realtà il film è fatto di immagini e visioni bellissime. Liriche e drammatiche. Poi le allucinazioni diventano un incubo. Russel diventa Dracula. Si ritorna poi nella clinica. Nella seconda metà il film perde di mordente. Langue. In giochetti visivi abbastanza inutili e noiosi. Russel scappa e va a Parigi. Entra in un bar. Beve. Ma in questa parte il film si perde. Non morde e non stupisce più. Neanche emoziona. Poi riprende quota. Russel è sempre più ubriaco. Ogni tanto compare William Burroughs.
E poi di nuovo musica e danza indiana. Strade dell’India sporche e povere. Russel vaga lì e nella sequenza successiva è a Parigi. Lui è ubriaco. Entra in un locale jazz. Ha lo sguardo assente, perso. Continua a bere. Comincia a ballare. Nella sequenza successiva è in una clinica dove balla con un’infermiera. E poi è di nuovo nel locale jazz. Poi compare un maestro indiano su un prato e poi di nuovo Russel nel locale jazz. Subito dopo siamo di nuovo in India dove lui impara la meditazione e poi è di nuovo nel locale jazz. Russel è a terra privo di sensi. Poi musica balinese e India. India antica. E lui è lì sopra un cammello e va. Fuma hashish insieme a dei santoni. E poi di nuovo nella clinica balla e fuma con lo psicologo. Poi una danza sfrenata di una bellissima donna. Poi di nuovo nel letto della clinica e urla. Poi scappa. Poi è di nuovo nel letto. Poi balla il twist. Penso: è così la mente. Salta da una cosa all’altra. Da un pensiero all’altro. Da un’emozione a un’altra. Poi Russel è in un locale dove tutti ballano. Poi di nuovo in clinica. È completamente pazzo, dice lo psicologo. Il film è arbitrario e logico insieme. Poi compare una roulette. Russel è un giocatore alla roulette. Poi i giocatori si passano una siringa e si iniettano una droga. Poi di nuovo ballo sfrenato della donna bellissima. Che ora fa l’amore con Russel. Freneticamente. Poi lui è di nuovo nel letto della clinica. Poi toccata e fuga di Bach. Fischio di un treno. E poi Russel cade a terra morto. Santoni indiani. Poi Russel che balla con una donna in un bosco. Ancora un po’ d’India. Poi Russel è di nuovo nella clinica. Poi lascia la clinica come se fosse guarito. Ma poi riflesso in un vetro ricompare vicino ad una infermiera. Infine fugge in elicottero. “Addio!” grida dall’elicottero.
Bel film? Sì, bel film (auto-film, film su se stesso). Insomma fugge ma ricompare sempre lì dov’è. Nell’intervista che accompagna il dvd, Rooks dice che ha salvato una donna dal carcere. Era una spacciatrice. Parla della sua vita beat. Parla di Robert Frank. Dice che si identifica in Jack Kerouac. È “cattivo” con i beat. Dice che la vera rivoluzione è quella hippy.