A scuola si celebra la festa dell’uguaglianza. Obiettivi minimi per la minorità delle coscienze

Si tratta di assecondare la corrente, di soddisfare il desiderio di starci dentro, come parte del tutto. Si tratta di una malattia gravissima e subdola, che irretisce senza possibilità alcuna di guarire.

Corrado Alvaro la descrive benissimo nel suo romanzo postumo Tutto è accaduto. Nelle prime pagine di questo libro, che chiude la trilogia di Rinaldo Diacono, Alvaro descrive la società di massa e le sue pericolose manie; la contrapposizione finta tra due classi sociali che aspirano, nello stesso identico modo, a stare sulla cima nella montagna di letame, necessaria al capitalismo per mantenere i suoi meccanismi.
Alvaro è in sintonia con il filosofo spagnolo Ortega Y Gasset e con quanto questi scrive nel suo saggio del 1929 La ribellione delle masse. Alvaro conosce Y Gasset e vive in una Roma e in una Italia prede dell’euforia che nasce dalla falsa e pericolosa convenzione che la libertà sia frutto dell’uguaglianza e non della giustizia. 

In una società siffatta, come l’attuale, la fatidica frase “siamo tutti uguali” è sulla bocca di tutti gli “inutili idioti”, i quali ignorano che l’uguaglianza è quasi sempre figlia dell’ingiustizia. 

Il Rinaldo Diacono di Alvaro è giunto a una saturazione (nata dalla nausea provocata dagli atteggiamenti della nascente borghesia, sostenuta dal regime, che è il suo prodotto più rappresentativo), la quale lo porta a esternare in maniera incauta la sua indignazione in ogni contesto.
C’è sempre un cane sciolto che dice quello che pensa, che non “sta al gioco”, che non si “uniforma”, che non riesce a chiudere dietro il doppiopetto il cuore fremente né sotto il cappello il cervello pensante. Ecco che arriva questo individuo pericoloso. Occorre metterlo a tacere, mandarlo al confino. Urge impedire che il virus che lo ha colpito possa dilagare.

Tuttavia, non c’è questo rischio, perché gli anticorpi dell’uomo-massa vengono da molto lontano: sono insiti nel DNA sin dai tempi della diffusione dei Sapiens, i quali hanno soppiantato il Neanderthal, individualista, che vive in piccoli gruppi, che preferisce stare isolato piuttosto che vivere in villaggi, dove la competizione è nascosta dietro un apparente altruismo, che altro non è se non opportunismo. Pare, però, che non tutti i Neanderthal si siano estinti: alcuni sono sopravvissuti e il loro DNA, a volte, si manifesta in certi “disadattati”.

Oggi, costoro, ossia coloro che non riescono ad accettare l’uguaglianza come condizione prevaricante sulla giustizia, vengono messi a tacere. In che modo? I Neanderthal, per esempio, non possono pretendere che i loro libri vengano pubblicati, almeno che non sia possibile, in qualche modo, utilizzarli ai fini dell’ottenimento dell’obiettivo primario che è l’uguaglianza. 

Tale obiettivo a scuola è raggiunto: tutti gli studenti sono uguali e perché ciò sia realmente possibile si opta per l’abbassamento del livello di tutti, ergo, si procede per “obiettivi minimi”. Si vuole la minorità delle coscienze, che è la via più adatta per la riduzione del sapere a nozionismo elementare, impedendo ogni pensiero critico, falsamente indicato come obiettivo della nuova didattica. In pratica, si sventola la bandiera di ciò che si vuole eliminare, fingendo di volerlo salvare.
Si resta in pochi a combattere il sistema dal suo interno, perché è una lotta impari e faticosissima.
Occorre comunque sapere che tutti i sogni finiscono, anche quello dell’uguaglianza. Tutti i Don Chisciotte si stanno svegliando. Siamo tutti invitati alla festa dell’insignificanza come la chiama Kundera; lì ci aspetta, tra gli altri, anche Stalin, il quale ammonisce: “Un giorno tutti i sogni finiscono. È inaspettato quanto inevitabile. Non lo sapete, ignoranti?”.
Anche il sogno dell’uguaglianza borghese un giorno finirà e allora i racconti e le poesie torneremo a leggerli incisi sulle rocce; tra le stelle riconosceremo figure e percepiremo la pioggia sul viso come una carezza e tutte le inutili facezie di un mondo effimero finiranno in fumo, lasciando nel cielo spazio alle lucciole, le quali illumineranno una notte non più oscura ma trapuntata di stelle.

Francesco Idotta

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