Tzvetan Todorov: “Riconoscere l’umanità dell’altro è un atto di civiltà”

Tzvetan Todorov fu uno dei fondatori del formalismo russo, un movimento di analisi del testo letterario che nacque negli anni Venti del secolo scorso come reazione alla pervasività dell’approccio storico e dell’ideologia marxista-leninista.
Nato e cresciuto in Bulgaria, allora parte del blocco comunista, Todorov, da letterato, dovette porsi la seguente domanda: “Come parlare di letteratura senza doversi piegare alle esigenze dell’ideologia dominante?” Trovò la risposta, come egli stesso illustra nel libro, prezioso per ogni amante della letteratura, Letteratura in pericolo, all’interno del testo stesso, vale a dire nell’ambito degli elementi più propriamente relativi alla tecnica letteraria. Giunto a Parigi negli anni Sessanta, ebbe inizio, a fianco di Roland Barthes e Gerard Genette, la sua attività di critica letteraria. Col passare degli anni, integrandosi nella società parigina del tempo, Todorov si rese conto che venivano meno le ragioni dell’approccio da lui scelto per parlare di letteratura. Ampliò allora il suo bagaglio per includere antropologia, psicologia, storia. Da quest’esigenza conoscitiva nasce, tra gli altri, il libro La paura dei barbari, uscito in Francia nel 2008 e in Italia l’anno successivo. Un libro ancora attuale e, oserei dire, utile per porre ordine tra i concetti, spesso confusi, di civiltà, diritto, diversità, cultura, credo religioso, identità collettiva.

“È civilizzato chi sa riconoscere, sempre e comunque, l’umanità degli altri”. Non c’è alcun gesto disumano che non rientri a pieno titolo nella sfera dell’umano. Riconoscere l’umanità dell’altro, a prescindere dalla sua diversità, è un atto di civiltà. La civiltà è ciò che si oppone alla barbarie, che non investe mai identità e culture, individui o popoli, ma solo singoli atti e atteggiamenti. Ogni individuo è l’incrocio di culture e identità che appartengono, innanzitutto, alla cultura umana. La legge deve essere in grado di tutelare i diritti umani universali a prescindere dall’appartenenza culturale o religiosa. Le scelte individuali, benché motivate dall’appartenenza a una cultura particolare o identità collettiva, sono libere nella misura in cui rispettino la piena umanità dell’altro.
All’indomani dell’attentato dell’undici settembre e della cosiddetta guerra al terrorismo, il libro di Todorov fu un dardo che la cultura e la conoscenza lanciavano al cuore di un’informazione volta a giustificare atti di barbarie per vendicare altri atti di barbarie. Oggi, a distanza di oltre un decennio, si configura come una magistrale lezione di storia e politica utilissima a decifrare la reale posta in gioco del nostro tempo.

Nonostante l’allargamento di interessi, la letteratura resta al centro della ricerca di Todorov, come dimostra il testo, già citato, Letteratura in pericolo, in cui l’autore riflette sullo stato di salute della disciplina lanciando un campanello d’allarme.
“Non solo si studia malamente il significato di un testo se ci si limita a un rigido approccio interno, mentre le opere esistono sempre in seno a un contesto e in dialogo con esso; non solo i mezzi non devono diventare il fine, ma la tecnica non deve neanche farci dimenticare l’obiettivo dell’esercizio. È necessario anche interrogarsi sulla finalità ultima delle opere che riteniamo degne di essere studiate. In linea generale il lettore non specialista, oggi come un tempo, non legge le opere per padroneggiare meglio un metodo di lettura, né per ricavarne informazioni circa la società in cui hanno visto la luce, ma per trovare in esse un significato che gli consenta di comprendere meglio l’uomo e il mondo, per scoprire una bellezza che arricchisca la sua esistenza; così facendo, riesce a capire meglio se stesso. La conoscenza della letteratura non è fine a se stessa, ma rappresenta una delle vie maestre che conducono alla realizzazione di ciascuno”. 
La letteratura ha come oggetto la condizione umana, per cui chi la legge non è chiamato a diventare un esperto di analisi letteraria, ma un conoscitore dell’essere umano. Non formula tesi, stimolando il lettore a formare le proprie. La letteratura ci avvicina all’altro, al diverso, trasformando dall’interno l’animo dei lettori. La letteratura può molto.
In una società dilaniata dalla rincorsa al successo, all’apparenza, al mero benessere, attraversata dal cinismo, da becero individualismo, una letteratura restituita a se stessa, alla sua natura di comunicazione inesauribile che attraversa luoghi e tempi, avvicina gli uomini, includendoli in un dialogo universale, è una risorsa di inestimabile valore non solo per l’individuo, ma per tutta la società umana. E come tale la letteratura dovrebbe essere trattata, letta, diffusa, studiata.

Glenda Dollo

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