La bellissima scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie autrice del piccolo fascicolo Dovremmo essere tutti femministi, ci regala una pausa di riflessione frutto della versione rivista di un suo intervento tenuto nel 2012 alla TEDxEuston Confererence. L’autrice durante l’incontro si focalizza sull’analisi degli stereotipi nella cultura africana riportando un’attenziona particolare e meticolosa sul concetto di femminismo:
Avevo il sospetto che non fosse un tema molto popolare, ma speravo di avviare un confronto necessario.
Durante l’intervento, giunto al pubblico italiano grazie all’eccellente lavoro di traduzione degli editori Einaudi, Chimamanda inonda il lettore con esempi di vita passata, esempi di vita in cui il concetto di femminismo veniva adoperato con disprezzo:
Sei proprio una femminista!
L’alterigia con cui viene adoperato il termine lascia basita l’autrice e racconta infatti come “l’accusa di femminismo” l’abbia perseguitata per tutta la vita senza capirne l’effettivo significato. L’analisi antropologica, quasi colloquiale, di Chimamanda permette a noi lettori di soffermarci, respirare e ripartire con una riflessione profonda sulle tematiche di genere. Sì, ancora una volta. Immaginate quanto saremmo più liberi di essere chi siamo veramente, senza il peso delle aspettative legate al genere.
Io per prima sono stata cresciuta con i tipici rimproveri di un padre siciliano, fortemente legato alla tradizione della nostra terra e dunque molto severo: “non devi uscire con i maschi”, “il calcio è uno sport maschile”, “le femmine possono aspirare solo a studi classici”, “le donne da sposare sono quelle che tengono in ordine la casa e sanno cucinare”… Quanto peso hanno avuto queste parole sul mio inconscio? Credetemi, veramente tanto! Oggi sono una docente di storia e filosofia in un liceo di Torino, ma prima di tutto sono una donna fiera di essere tale. Sono una donna e una sognatrice che ha lottato per trovare “un ambiente friendly” e lontano dagli stereotipi. Una donna che è dovuta fuggire dagli stucchi e dall’incanto di una terra ancora così gattopardiana:
I Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti.
Rimanderei l’analisi critica e antropologica della cultura siciliana a qualche altro momento, per adesso ritorniamo alla versione Maria femminista! Dovremmo dunque cercare di mettere da parte la disumanità con cui il genere femminile è stato e tuttora è dilaniato, in che modo? Le campagne di sensibilizzazione sono sufficienti? Dobbiamo con tutte le nostre forze insegnare alle ragazze di poter esprimere i propri desideri, di non aver paura di sognare sempre più in grande. Indiscutibilmente maschi e femmine sono biologicamente differenti, ma tutt’oggi la società in cui viviamo continua ad evidenziarne le differenze, rendendole abissali, soprattutto sul piano lavorativo. I dati INAIL ci mettono di fronte, ancora una volta, a una drammatica realtà: Negli ultimi nove anni il gap tra lavoratori e lavoratrici è diminuito solo di poco meno di due punti percentuali e attualmente la differenza di retribuzione è stimata essere pari al 14,1%. Le donne, dunque, guadagnano 86 centesimi per ogni euro guadagnato dagli uomini e avrebbero bisogno di lavorare due mesi in più per compensare questa discrepanza.
Ma in che mondo continuiamo a vivere? Il 14,1% è una cifra raccapricciante. Qui non si parla più di essere o meno femministi, bensì di tutelare i diritti dell’essere umano, la dignità del genere femminile! Di fronte a questo immenso divario l’articolo 1 della Carta dell’Unione Europea dedicato proprio all’inviolabilità della dignità dell’essere umano perde ogni ragion d’essere. Questi sono argomenti che creano disagio. Discutere degli 86 centesimi percepiti crea rabbia, sgomento ma allo stesso tempo indifferenza, si preferisce tagliare corto sulla tematica! Con l’amaro in bocca chiuderei citando le parole e il desiderio proprio di Chimamanda in chiusa del suo libro:
La mia definizione di femminista è questa: un uomo o una donna che dice sì, esiste un problema con il genere così com’è concepito oggi e dobbiamo risolverlo, dobbiamo fare meglio. Tutti noi, donne e uomini, dobbiamo fare meglio.