Su come il mandolino può elevarci dalla sottocultura. Dialogo col Maestro Raffaele Calace

“La musica è la luce morale” 
Platone

È con grande rispetto che provo a entrare nel mondo della musica. Per me la musica è magia e mistero, bisogna vivere molti aspetti della vita per poterla penetrare e appezzare. Mi rivolgo a chi da cinque, quasi sei, generazioni trasforma il legno in strumento musicale ed è consapevole che questo passo è così breve che nemmeno si riesce a distinguere il confine. La Liuteria Calace ha sede nel Palazzo Sansevero in Piazza San Domenico Maggiore e i racconti della famiglia Calace si intrecciano con le leggende di Napoli dei misteri.


Maestro Raffaele Calace, il mandolino ha origini antichissime, il suo antenato pare risalga al 400 d. C., stiamo parlando del tamburino di Koracan e di Bagdad. Ne ha fatta di strada il mandolino, e per la sua duttilità sopravvive. Che stagione vive oggi lo strumento?
È un buon momento. Dopo il periodo della cultura esterofila, oggi c’è una controtendenza. Ci stiamo rendendo conto, sempre di più, di quanta cultura possediamo noi italiani. Quella napoletana continua a essere promossa con qualità grazie a persone che non demordono. C’è comunque tanto da fare e le carenze in ambito musicale sono davvero tante. Nelle nostre scuole medie è stato inserito solo lo studio del flauto, perché? Napoli non è più la patria del mandolino se consideriamo che al Conservatorio San Pietro a Majella c’è una sola classe di studio per dieci elementi. Pensate che nei College Giapponesi ci sono l’Orchestra Sinfonica e l’Orchestra mandolinistica. Per un migliore approccio allo studio di uno strumento musicale posso suggerire l’esempio della libera scelta come si fa in Olanda. Si portano gli studenti in un’aula con tanti strumenti musicali e si osserva da quale strumento rimangono incuriositi, poi se ne suggerisce lo studio.

Raffaele senior fu definito “Il Paganini del mandolino”. Che ricordo di famiglia conserva di questo suo geniale antenato?
Sono tante le cose che mi sono state riferite di Raffaele senior… È stato maestro nel trasformare lo stereotipo del mandolino, come strumento musicale di tradizione esclusivamente popolare, in strumento da concerto. Nel 1897, creò la mandolira, una via di mezzo tra il mandolino e la lira. Sostituì le corde di budello dello strumento con quelle d’acciaio. Tutto questo perché era un eccellente mandolinista e lo strumento un suo prolungamento.

Oggi resiste lo stereotipo del mandolino o è da considerarsi uno strumento da concerto a tutti gli effetti?
Per i più il mandolino è ancora legato al folklore napoletano, ma non dobbiamo dimenticare che maestri come Beethoven, Bach, Vivaldi e Paganini hanno composto musiche per mandolino.

I nostri giovani possono vedere nell’artigianato degli strumenti musicali una concreta possibilità di lavoro?
Sì. Gli istituti italiani artigianali migliori per gli strumenti musicali si trovano a Cremona e a Milano.

Come si possono sostenere le liuterie a Napoli e fare in modo che ne nascano altre?
Ci sono stati dei corsi promossi dall’Associazione Quartieri Spagnoli della durata di sei mesi o di un anno, bisogna continuare a farne altri e soprattutto bisogna promuovere la cultura dell’artigianato, cioè far capire ai giovani napoletani che prima di poter raggiungere una buona qualità  del loro manufatto ci vuole tanta tenacia, una qualità  che per il modo di vivere oggi molti di loro non hanno. Pensi, che dopo 45 anni di attività io ho sempre cose da imparare.

Sua figlia Anna Maria rappresenta la sesta generazione della Liuteria Calace, che progetti ha Anna Maria per il futuro?
Ha in mente l’evoluzione dello strumento. Intanto il mandolino che porta il suo nome è stato definito del “Terzo Millennio”. Ha due caratteristiche principali: 1) sonorità pronta, ricca di armonica e di forte volume sonoro. 2) struttura ricca e tecnologica rispetto al mandolino tradizionale. Continuerà a lavorare al suo miglioramento per rispondere sempre meglio alle richieste dei musicisti.

Maestro, secondo lei, Napoli è capace di creare linguaggi musicali di alto livello? ancora prolifica di grande cultura e ingegnosità?
Napoli ha due velocità, una élite di grande spessore che opera con qualità in tanti settori, e una massa che purtroppo si riconosce e si adegua a un contesto di sottocultura. Bisognerebbe far comprendere, a chiunque, la grandezza di Napoli e forse da lì potrebbe scaturire il rispetto che la città si merita.


Raffaele Calace è un autentico artigiano che sa di dover lavorare con le mani e con la testa. Tutto funziona attorno a lui, e lui anche se sta rispondendo alle mie domande, continua a seguire con lo sguardo e con l’udito l’andamento del lavoro. Avverto il rigore verso se stesso e verso gli altri. Poi, come per incanto, si rilassa, sorride mentre mi parla, e allora finalmente avverto quanto cuore ci mette nella sua attività. Raffaele Calace, liutaio, in questi momenti potrebbe essere capace di qualsiasi magia.

Laura Bufano

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