Grigio trasparente, quasi bianco, il cielo è lattiginoso e irreale immerso nel silenzio. Lontano, echi di versi di uccelli sfidano le gelate notturne rumoreggiano tra scarni rami d’alberi affaticati dalla nebbia. La campagna intorno, amore e odio. Quel calore, l’Australia, il viaggio. L’ultimo viaggio a pensarci, che malinconia. Prende lo stomaco, inchioda, ci metterò sopra una mano, mi servirà ad alleviare il dolore e ovattare il ricordo. Lontane le risate delle ragazze tra i ricordi rimbombano in quell’appartamento che dividevamo senza contare i giorni sazie di libertà e null’altro da chiedere. O forse si, un bellissimo principe da favola. – Attente a desiderare qualcosa – diceva qualcuno, potrebbe avverarsi. La vita è così, Diana Frances Spencer. Il sogno del principe si sarebbe avverato, e non sarebbe stato una favola. I ricordi ti inseguono, come avresti inseguito tuo padre, che caricava le valigie in auto, cercando una nuova vita. Nove anni sono pochi per fermare gli adulti e inchiodarli a un dovere che non vogliono più. Tuo fratello racconterà che dopo la morte del piccolo che la mamma portava in grembo, sopravvissuto dieci ore soltanto, dopo il ricovero di lei in un ospedale, il dolore, le incomprensioni, il destino dei due genitori fu segnato per sempre. E anche il vostro di bambini. Lasciare andare le cose. Lo avevi imparato, lo stavi imparando ancora Diana. Lasciare andare, come quel bracciale scovato pochi giorni prima del fatidico sì “Da Fred a Gladys per sempre”. Fred e Gladys, i loro nomignoli, Carlo e Camilla, i protagonisti della tua favola, in quel matrimonio “troppo affollato” Carlo e Camilla la passione infelice che il tuo principe nutre per quella donna sposata, la signora Parker Bowles, coetanea di lui, amica di lui, persecuzione per te, per tutta la tua breve esistenza. Quei due erano destinati a stare insieme, fidanzati e poi costretti a lasciarsi obbligati a lunghi mesi di separazione. Mai lontani veramente, mai. Lasciare andare l’etichetta non è permesso. Lasciare andare quello che si può, per quello che si può, lasciarlo andare all’ennesima battuta di caccia. Lontana dai vetri fa meno freddo. Chiudere gli occhi, lasciarsi andare lasciare andare tutto anche i doveri, qualcuno dice che la sera del primo “incidente” la Regina Madre era in casa con te, qualcuno dice fu la prima a soccorrerti quando ti abbandonasti giù dalle scale. Il primo dei cinque tentativi per urlare al mondo e a lui: “Io esisto”. Incinta di poche settimane, il ginecologo accorso disse che il bambino stava bene. La tua pancia aveva resistito, avrebbe resistito a tanto la tua pancia dalla quale entrava e usciva il dolore. Dopo la proposta di matrimonio “sono diventata bulimica” racconterai col tempo. Il cibo che va e viene, anoressia, bulimia le armi con le quali ti punivi, perché si accorgesse di te. Se solo ti avesse un po’ amata. Quante lacrime, da quella volta chiusa in bagno con Grace di Monaco a consolarti, lei dalla classe innata ti spiegava perché l’abito che avevi scelto per quella occasione ufficiale non era andato bene: troppo scuro, troppo corto, troppo aderente. L’etichetta, non era più solo quella che ti avevano impartito in quella scuola svizzera, era vita ora, da mettere in pratica, da adattarcisi.
E tu non ti saresti mai veramente adattata. Ora ricordi quella battuta di caccia, se non ci fossi andata, se tua sorella Sarah, non vi avesse presentati. Poi gli inviti uno dopo l’altro, le pressioni tutte addosso a quell’uomo di dieci anni più grande che aveva l’obbligo di trovarsi una moglie. Toccò a te. Le prime foto, intorno alla scuola nella quale insegnavi, i primi scatti, lui che pesca tu che nascondi il viso. Sembra passata un’eternità, tutta la tua breve vita sembrerà un’eternità, come le illusioni. La proposta di matrimonio, quell’anello, uno zaffiro da 12 carati contornato da 14 diamanti, Il matrimonio in diretta tv, un mondo intero fermo ad ammirare la tiara, i pizzi dell’abito perdendosi nei metri di strascico. La favola, l’illusione. Tutto si aggiusterà, lui sembra sereno con la seconda gravidanza, desidera una femmina, nascerà un secondo maschietto. Nuove foto, nuovi scatti rubati, pettegolezzi storie e storiacce che si rincorrono. Le convenzioni che si ribaltano, Diana che cresce, Diana che gira il mondo, Diana che sceglie le tate, che muove impegni ufficiali a seconda delle esigenze dei figli. Diana e, dopo di lei, nulla sarà più come prima. Forse solo quell’anello resterà immobile a sfidare il tempo sul dito della donna che sposerà il tuo primogenito, dopo di te. Niente si aggiusta, niente cambia, tutto è una lenta discesa, fino al divorzio, fino alle frasi al veleno scivolate dalle labbra, le tue, le sue. Il tempo che resta immobile, da campagna inglese che ami, che odi. Passeranno i Natali passeranno le convenzioni, Diana diventa un’icona, quando ormai è una donna vera, ammirata, Diana che presta la sua faccia per le cause in cui crede, Aids, lebbra, le mine anti uomo. Diana che non si risparmia. Perde i suoi titoli con il divorzio, non è più un’Altezza Reale, ma entra nel cuore del popolo che la ama di amore sincero. Quello che forse proverà per lui. Il nuovo amore, quello mostrato, quello che soltanto i suoi occhi potevano sapere, e poi Dodi, ritratto accanto a lei nei grandi magazzini di Harrods. Ancora le mani sul ventre. Ancora una volta, sussurri e voci che saltano sulle testate dei magazine, forse incinta, forse pronta a sposarsi. Quell’ultimo viaggio a Parigi. La campagna, la nebbia sono un ricordo lontano, la vita è così, e magari cambia, e magari il nuovo principe azzurro è lì pronto a spianare il destino. Ricordi Madre Teresa era divenuta la tua guida spirituale, fu suo il rosario che ti avrebbero avvolto intorno alle dita. Quando da Parigi tornasti a casa, di nuovo Casa dopo la corsa finita nel tunnel Dell’Alma parigino, ti riportarono a casa, e il mondo si fermò ancora a seguirti con lo sguardo, e il tuo sguardo nessuno lo ha mai dimenticato: “La principessa triste”, la principessa del popolo. “Una ragazza tipicamente inglese, che trascendeva la nazionalità; una donna dalla nobiltà innata, che andava oltre le classi sociali, e che ha dimostrato di non aver bisogno di un titolo reale per continuare a generare il suo particolare tipo di magia” disse tuo fratello nel giorno del tuo funerale, perché anche senza titoli, saresti rimasta la principessa di tutti, Lady Diana.