Fuori scena

di Subhaga Gaetano Failla

… vide lì proprio intorno a sé questo suo mondo strano, pieno di gramigne e rottami, meraviglioso, illogico, eppure bellissimo.
William Saroyan, La commedia umana

Nella mano aperta mandorle e lupini, nella piccola scatola fette di mela. Ragazzi distanti sul lungomare giocano a calcio, il sole di fronte è vicino all’orizzonte, al tramonto. Nell’automobile la radio accesa parla di esilio. Poche gocce di pioggia sul parabrezza. Lui mi guarda, guarda la mia mano aperta e il viso. Una nuvola lunga e tortuosa nasconde il sole. Chissà da quale universo ignoto è giunto in questo mondo. Chissà cosa legge nei miei occhi, forse i suoi primi occhi su questa terra, cosa comprende dei lupini e del giallo, delle mandorle e del marrone di fiamma nascosta, del profumo della mela. Mi guarda, guarda una bicicletta che passa sul marciapiede, il giubbotto rosso del ciclista. Cosa è per lui, provenendo dalla terra incognita, il rosso, un giubbotto, una bicicletta. La penombra avvolge il giorno. È sera. Le palme scuotono i capelli di foglie nel vento occidentale, nel fondale di collina e di cielo esangue. Perché lui è capitato qui? Ha una missione da compiere o è soltanto un viaggiatore smarrito e distratto?

I ragazzi continuano a giocare a calcio, nel vento, nel crepuscolo, sono più scuri adesso, le linee dei corpi flessuosi sono divenute nitide e nette, si staccano dall’aria, il pallone rotola e ha vita propria. Lui guarda, annusa, ascolta la voce alla radio, mi tocca la mano. Come ha scoperto questo tocco? Forse è uno dei primi gesti della sua missione, il contatto col mondo del suo viaggio. Una donna giunge veloce con un cane al guinzaglio, un filo evanescente la unisce all’animale. Sopra uno sbuffo di nuvola grigia vola una linea d’ultima luce, un aereo nel suo ulteriore transito. Un nuovo transito per lui, una terra oltre i confini dei suoi universi ignoti, nel grembo dello spazio interstellare. Quale missione nell’ora estrema del giorno, nei capelli scompigliati delle palme e nell’ansito dei cespugli. Il giornale radio ha parole estranee perfino per un antico abitante di questa terra.

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