Ciò che ho amato

Mi piace il ronzio che fa il frigorifero di notte, mi tiene compagnia
è stato il mio migliore compagno di vita. Mi piace la luce, di sera
quando la cera dei vetri si scioglie e riesco a leggere ancora per un po’
non so se c’è una luce più bella e più onesta di quella.

Nella mia vita ho amato tanto e non mi sono mai amato tanto
il santo che gestisce la mia pratica deve sapere la ragione
mi piace il cartone dei cibi surgelati, perché diventa morbido
e il torbido odore dei capelli bagnati
e i prati, quando tra i colori della notte riescono a restare gialli
sono belli, sembrano emergere dalla terra e parlare con qualcuno
nel bruno silenzio che ci separa, dalla finestra provo ad ascoltare
come si ascolta il mare, ma non sono bravo neanche a fare questo
e resto a pensare a ciò che ho amato.

Mi piace tanto la buccia del parmigiano, la mangio sempre
niente mi riempie lo stomaco come lei, ne vorrei un pezzetto
mentre aspetto il mio turno, adesso, solo un pezzettino.
E il mattino mi piace il miscuglio di sudori nei cuscini
i primi odori che ti ricordano la fine e l’inizio di ogni cosa
la rosa nei capelli delle madonne, quelle statue altissime senza orecchi
che parecchi anni ho seguito e interrogato, per sapere cos’è il peccato.

Mi piacevano quei biglietti di diecimila lire attaccati con le mollette
strette al panno di raso della vergine, perché vergine ero anch’io
e un dio buono doveva avermi preso per mano
poi pian piano ho amato tanto le mie agendine di pelle e le mie penne.
Chi le tenne prima di me e poi me le donò, saprà quanto le ho amate
quante nottate ho vegliato sulle pagine e sull’inchiostro insapore
quel colore che provavo a sentire da vicino, ma era viscido, freddo.

Prendo ogni tanto una boccata da quelle carte per ricordare com’era il mondo
quando si poteva ancora toccare.

E le care penne bic e le belle grafie, mi piacciono anche loro
un coro di voci di bambino si sente quando è notte
e le porte dei giardini sono chiuse. Le muse esistono ancora
la parola grazie è la più bella parola mai esistita, la mia preferita.

Mi piacciono anche le sedie piccole degli asili
i sedili del calcinculo intrecciati di ferro e gomma
la somma della nausea e dei sorrisi era pari a zero
il vero motivo per cui li amavo non lo sapevo
spendevo a caso le mie monete
per i temperamatite a forma di animali
solo quelli con le ali, gli altri mi facevano paura.

Mi piacciono i film di Totò
e le pillole con l’oppio e le siringhe di cortisone
e quelle persone che mi fanno stare bene per un po’
e le vecchie poesie in inglese e le donne coraggiose
le spumose mareggiate della mia terra, le ceramiche gialle
quelle che si rompevano quando urtavano
e rivelavano la loro anima di coccio.

Mi piace il cappottino rosso di mia figlia
si scompiglia un po’ sulle braccine e glielo aggiusto.
Il gusto è per ciò che amiamo, non per il resto
è questo che ho capito pensando a cosa mi piace
mi dice questa voce piccola all’orecchio, quando sono solo
che il volo di quegli animali era poesia, la loro altezza
la leggerezza con cui li tenevo, ed io non sapevo.

Franco Malanima

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