Quel pomeriggio Bernard vagava per le stradine di Nanterre senza avere una meta precisa in testa. Ancora poche ore e lo spettacolo sarebbe andato in scena. Non era la prima volta per Bernard. Da circa un decennio era la stella più luminosa del teatro francese e i suoi testi facevano il tutto esaurito, malgrado le polemiche che continuavano a suscitare per la crudezza delle loro situazioni e del linguaggio che le rappresentava. Quella sera però non era come le altre. Quella sera al centro della scena ci sarebbe stata Maria. La donna che senza saperlo lo aveva spinto a scrivere, ora stava per interpretare un suo testo. L’attrice che suscitava da decenni le passioni più accese gli si era fatta avanti manifestandogli una ammirazione sconfinata. L’artista eccelsa che aveva irretito il grande Camus era pronta a stregare il pubblico del teatro des Amandiers con un testo di Bernard, e lui ancora non si era capacitato di questo. Aveva assistito alle prove con una discrezione maggiore del solito. Era intervenuto raramente sulle scelte di Patrice, l’amico regista di cui Bernard stimava il talento coraggioso. Non voleva disturbare Maria, si limitava a guardarla da un posto in fondo alla sala ripensando a quel giorno di quasi venti anni prima in cui l’aveva vista per la prima volta sulle tavole di un palcoscenico. Bernard sorrideva tornando al ragazzo difficile che era stato, alla incapacità che aveva allora di prendere la sua strada. Aveva lasciato la sua famiglia e la cittadina dove era venuto al mondo e lo aveva fatto ben sapendo che quell’abbandono sarebbe stato l’equivalente di una liberazione per i suoi genitori. Loro non avrebbero mai compreso il suo dolore e quella violenza che ne derivava e si manifestava in improvvisi scoppi di rabbia contro tutto e tutti. Si sentiva diverso dagli altri. Era diverso e glielo sbattevano sul muso come fosse una colpa. Circondato da giudici inflessibili e stanco di dover fare a pugni a ogni insulto per quel che era, Bernard scelse di partire per Parigi. Lì sarebbe stato libero di amare chi gli pareva. Lì avrebbe capito quale strada prendere. Quando giunse nella capitale gli echi delle sommosse del maggio da poco passato si avvertivano ancora per le strade e nei locali in cui la politica si mescolava con naturalezza alla musica e le improvvisazioni teatrali si consumavano come le notti d’amore. E di queste ultime con bellissimi sconosciuti non si era affatto privato, sentendo a ogni incontro la rabbia che lasciava il posto alla gioia. Poi un mattino la sua attenzione venne catturata da un manifesto appiccicato a un muro poco lontano dal palazzo dove aveva preso una stanzetta in affitto. Il fuoco che ardeva nello sguardo della donna appesa alla parete sembrava essere diretto a lui soltanto. Restò immobile sul marciapiede per una lunghissima frazione di secondo e come fosse tornato in vita dopo un sonno profondo, Bernard lesse le parole stampate che annunciavano una nuova messa in scena brechtiana. Maria Casares sarebbe stata la protagonista di Madre Coraggio. Senza esitare un solo istante, Bernard decise di comprare un biglietto per quello spettacolo. Sarebbe stato in platea a qualunque costo, sentiva di non poter fare altrimenti. Qualcosa negli occhi della donna su quel manifesto lo stava chiamando. Cosa fosse, ancora non lo sapeva. Bernard lo avrebbe scoperto presto.
Senza rendersene conto, il giorno della prima di Madre Coraggio. Bernard si era presentato davanti al teatro con largo anticipo. Era impaziente di assistere allo spettacolo, desiderava rivedere quegli occhi. Si mise a gironzolare nei dintorni e in preda a una frenesia mai avvertita prima non si accorse degli sguardi intimoriti che i passanti gli puntavano addosso. Poi arrivò finalmente il momento di entrare nella sala e prendere posto. Quando il sipario venne tirato su Bernard la vide, e fu come se una tempesta lo investisse in pieno trattenendo il suo respiro per la durata intera dello spettacolo. Solo quando le luci furono riaccese, Bernard si accorse di essere tornato a vivere. Era stata lei. Come una dea crudele gli aveva rubato ogni spirito vitale per un tempo che pareva aver sfiorato l’eternità, poi glielo aveva restituito dopo aver avuto la sua attenzione quanto bastava per renderlo schiavo per sempre. Di lei, Maria. E del teatro. Perché Maria era il teatro. Perché era una religione che pretendeva l’osservanza assoluta. La fede cieca di un fondamentalista. Bernard tramortito sgattaiolò fuori dall’edificio. Senza sapere dove fosse o chi fosse, cominciò a camminare per le strade di Parigi. Era tardi e la vita attorno a lui brulicava smaniosa in ogni dove. Bernard però non ci faceva caso, doveva capire cosa era accaduto. Sentiva di aver sfiorato la risposta all’interrogativo che lo assillava fin da ragazzo, quello che il violento rancore sperimentato aveva nascosto per anni nelle pieghe della sua mente. Quale sarà la mia strada? Eccola di nuovo ripetuta a fior di labbra quella domanda tolta alla fine dall’oblio in cui era stata relegata. La risposta ora gli era giunta come un bagliore improvviso, si era fatta strada battuta dopo battuta che Maria aveva pronunciato quella sera soltanto per lui su quel palco. Bernard e Maria dunque parlavano la stessa lingua. Le parole degli dèi. Quelle che conferivano vita e morte in quel tempio che era il teatro. Ecco sciolto quel nodo, l’enigma per risolvere il quale era stato condotto al cospetto di Maria. Bernard avrebbe scritto, il teatro sarebbe stata la sua strada e con la certezza che un giorno questa si sarebbe intrecciata una volta ancora con quella di Maria, si diresse verso casa con una allegria per lui del tutto nuova.
Gli anni erano trascorsi, il momento era arrivato. Ora a Nanterre uno spettacolo di Bernard stava per andare in scena e Maria era la protagonista. Come allora, anche in quel momento Bernard smaltiva pensieri e ricordi camminando in mezzo agli altri senza prestare attenzione a dove andava. Tra poche ore Maria avrebbe replicato il prodigio, questa volta però avrebbe rapito i suoi fedeli recitando le parole scritte da Bernard. Quella sera, terminato lo spettacolo lui l’avrebbe raggiunta in camerino e le avrebbe raccontato tutta la storia. Lei gli aveva indicato la via della scrittura, lei gli aveva rivelato la verità sulla sua esistenza. Bernard si era convinto che quello sarebbe stato il momento perfetto, ora tutto tornava. Pochi giorni prima, il medico gli aveva diagnosticato il male che lui già sospettava di avere. Quello che lo avrebbe ucciso in poco tempo, mesi o forse un paio di anni se era fortunato. Confessare a Maria che le era debitore della vita ora che sapeva di essere in punto di morte, sembrava a Bernard la logica conclusione di quel cerchio che rappresenta il percorso di ognuno. Bernard non temeva la morte, avrebbe scritto e messo in scena i suoi testi fino agli ultimi sgoccioli. Si accorse appena in tempo che doveva muoversi. Un disteso profondo respiro, la cerimonia stava per cominciare, la sua dea sarebbe stata sul palco una volta ancora. E con addosso la stessa allegria che aveva provato dopo aver visto Maria la prima volta, Bernard si affrettò a raggiungerla.
Alex Marcolla