Da quando Jane aveva avuto l’ictus, la sola vista di Paul la infastidiva più di prima. Ora mi tiene in pugno, rimuginava a fatica. Lo stregone dai begli occhi azzurri l’aveva avuta vinta, ripeteva a se stessa cercando disperata di afferrare i pensieri sparsi nella sua testa ridotta a una stanza investita da una tempesta di sabbia. Lo detestava, eppure non riusciva a farne a meno. Senza Paul non sarebbe riuscita a vivere. Senza Paul le era impossibile amare tutte le donne che approcciava impaziente, a partire da Cherifa. Sapeva che anche per Paul era lo stesso, l’amore che quell’uomo nutriva per Jane gli era indispensabile per correre dietro agli attraenti ragazzi di Tangeri. Erano una coppia perfetta. Entrambi scrittori. Entrambi ammirati. Entrambi dipendenti l’uno dall’altra. O forse era solo Jane a dipendere da Paul? Se l’era chiesto spesso negli ultimi tempi e mentre recuperava un passo alla volta le capacità che l’ictus le aveva compromesso, rifletteva da cosa fosse scaturito quel suo bisogno di dipendenza che disprezzava e pretendeva al tempo stesso. Si rivide adolescente a New York. Quella caduta da cavallo che le aveva rotto un ginocchio. Gli interventi che avevano peggiorato la frattura. La tubercolosi vertebrale che ne era derivata e sua madre che la rinchiudeva in una clinica svizzera. Anni di cure, il collegio e quel paese freddo che non poteva soffrire. E sua madre, quanto la detestava. Quanto aveva bisogno di lei, della sua presenza, delle sue carezze, del suo fottuto amore. Fu al ritorno dalla Svizzera che Jane aveva cominciato a bere. Whisky e libri in abbondanza. Le notti passate nei locali bohemien della città. I tanti artisti che incontrava, giovani ambiziosi e squattrinati che un giorno avrebbero fatto molta strada. Lei come molti di loro ambiva a scrivere. Raramente dormiva in quel periodo e la frenesia come una droga ingerita in dosi massicce teneva lontani i pensieri di Jane dalle fobie sempre crescenti che la sua mente partoriva quando lei abbassava la guardia. I cani si trasformavano in spiriti pronti a divorarla. Le montagne si animavano ghermendola come creature mostruose nascoste nell’ombra. Il fuoco l’attendeva al varco pronto a bruciarla viva. Ogni minimo rumore poi sovrastava tutti gli altri terrori. Solo scrivere e bere riuscivano a tenere a bada i demoni affamati che la opprimevano. Poi una sera qualunque nel corso di una delle consuete festose baraonde le venne presentato Paul. Di una bellezza magnetica, fu il primo pensiero di Jane. Abbandonati gli amici, lei si dedicò esclusivamente al timidissimo ragazzo dai riccioli biondi. Paul ambiva a comporre musica e ne parlava a Jane con malcelato orgoglio. Lei gli accennò al fatto che scriveva racconti. Lui si guardò dal dirle che ogni tanto anche lui lo faceva. Si rividero nei giorni successivi. Per quasi un anno andarono a letto insieme e quando fu chiaro che i loro interessi si rivolgevano altrove, compresero che tra loro era nato un amore che traeva la sua forza da una complicità indissolubile. Si sposarono poco prima che scoppiasse il secondo conflitto mondiale.
Dopo aver sfruttato la luna di miele come scusa per viaggiare, una volta tornati a New York Jane e Paul avvertirono il bisogno di cercare un luogo da poter chiamare casa. Paul nascondeva uno spirito mistico che faceva a pugni con i desideri della carne. Jane faticava ogni giorno di più a tenere sotto controllo i fantasmi dai quali era assediata e sentiva ora più che mai il richiamo del silenzio. Optarono per Tangeri. Il deserto sembrava a entrambi la risposta ideale alle inquietudini che non li lasciavano in pace un solo istante. Arrivati nella città nordafricana trovarono una sistemazione e cominciarono la loro nuova vita insieme. Paul comprese ben presto che la musica non era lo strumento adatto per svelare la sua incapacità di conciliare gli opposti desideri che si davano battaglia dentro di lui. Si mise a scrivere di impegno, consapevole che era la presenza di Jane e la sue dedizione alla scrittura a fargli imboccare la giusta via. Il primo romanzo di Jane era stato accolto con parole meravigliate dal mondo culturale newyorkese che avevano frequentato finché erano rimasti nella metropoli americana. Quello stesso mondo scelse di fare di Tangeri la propria meta privilegiata in cerca di quella libertà del piacere che in patria era mal vista. Presto la casa di Jane e Paul si trasformò in un crocevia di esperienze che avrebbero nutrito pagine su pagine della letteratura a venire. Nel bel mezzo di questo viavai, Jane soccombeva all’amore autoritario di una cantante marocchina incontrata per caso. Cherifa fece di Jane la sua schiava. Jane si struggeva. Jane beveva sempre di più. Jane scriveva sempre meno. Paul era alle prese con il suo primo romanzo e faticava a concentrarsi sulla storia che si era messo in testa di raccontare. Troppe tentazioni si nascondevano nei vicoli di Tangeri. Troppi gli uomini su cui si fissava e che finiva con il pagare per qualche pomeriggio di frenetica distrazione. Poi il romanzo di Paul vide la luce e la sua popolarità fu tale da offuscare la presenza di Jane accanto a lui. Destata improvvisamente dal torpore che l’aveva tenuta lontana dal marito per mesi, Jane si accorse di ciò che Paul aveva scritto. Lo lesse e comprendendo che la coppia protagonista di quella storia altri non era che loro due, si scoprì a detestare l’uomo che aveva sposato. Quello da cui dipendeva e del quale non riusciva a fare a meno, esattamente come a suo tempo era stato con sua madre. Il suo amore per Paul rivelò l’odio che vi si nascondeva dietro. Kit, la protagonista del romanzo del marito, non era lei – si ripeteva gettando quelle pagine a terra con sfregio. Quella donna è soltanto una proiezione di Paul, la parte di sé che lui vorrebbe avesse la meglio su tutto quello che non è capace di tollerare della propria persona. Così insistendo su questi pensieri, Jane si ripromise di lasciarlo. Cherifa le sarebbe bastata. Che lui si abbandonasse pure ai suoi costosi passatempi. Non gliene importava più nulla.
Non lo lasciò. La vita senza Paul era inconcepibile. Così era per Paul, senza Jane vivere non avrebbe avuto senso. Senza Jane, anche scrivere per Paul non avrebbe avuto alcun senso. Continuarono nella stessa identica maniera di sempre. Jane si logorava lentamente, incapace di gestire l’amore fatto di ripulsa e bisogno che nutriva per il marito, meditando piccole crudeli vendette nei suoi confronti. Quando l’ictus la colpì, Jane aveva da poco compiuto quarant’anni. La sua vista ne uscì danneggiata, la sua mente sembrava essere andata in frantumi. Occorreva recuperare un brandello dopo l’altro e restituire alla sua testa la capacità di formulare pensieri e parole. Ora come mai prima le mancava la scrittura. Ora come agli inizi, Jane si aggrappò a Paul sentendo crescere di nuovo il suo amore per lui e moltiplicarsi a dismisura il disprezzo per quel sentimento che annegava nella dipendenza. Per un po’ le condizioni di Jane sembrarono migliorare. Poi il declino sopraggiunse inarrestabile. Paul non la lasciava un solo istante. Prima di morire Jane si convertì al cattolicesimo, un ultimo gesto di sfida al marito che trovava quel credo inconcepibile. Fu sepolta in un cimitero cattolico come desiderava. Paul però si rifiutò di far mettere una croce sulla sua lapide. L’uomo che con il passare del tempo aveva mantenuto i riccioli biondi sotto ai quali si muovevano rapidi due limpidi occhi azzurri sapeva che con quel suo rifiuto non aveva tradito le volontà di Jane. Faceva parte di quel gioco turbolento che era stato il loro amore per più di tre decenni. Con lei moriva il Paul più autentico, quello che lui aveva descritto tramite il personaggio di Kit nel suo romanzo. A Paul questo era chiaro. Questo Jane aveva intuito subito leggendo quelle pagine la prima volta. Solo Jane poteva saperlo. Solo Jane conosceva Paul.