Camperai


di Franco Malanima

Dedicato a Marta, una mia vecchia fidanzata
che mi lasciò per andare a rubare
ai poveri

Camperai senza alcuna coscienza, farai soldi con le schede di valutazione, te ne basteranno una decina al mese, raggirando giovani talenti che non scopriranno mai di esserlo perché hanno messo il loro manoscritto nelle mani sbagliate e sono stati liquidati con un paio di paragrafi scritti in dieci minuti, scopiazzando un po’ dalla sinossi, un po’ da qualche pagina aperta qua e là. Cento minuti di lavoro al mese, il sogno di ogni imprenditore. Camperai recensendo chi può renderti il favore e aiutarti a inserirti nella cricca che governa il mondo editoriale; sceglierai solo testi incanalati e incanalabili. Camperai inserendo tag a destra e a manca con i nomi dei grossi marchi per cui sogni di lavorare, e forse un giorno ci riuscirai anche. Camperai perché dirai sempre di sì, come ti hanno insegnato i social media e la moderna tendenza del politically correct. Camperai perché sarai uniformata, conformata e conformista, con indosso la mascherina sanitaria anche quando non ce n’è bisogno, per dimostrare ai poteri forti che sei dalla loro parte. Camperai benissimo, sarai ricca sfondata, compreari gioielli e auto di lusso, indosserai biancheria di seta e non ti si irriterà più il culo perché non dovrai più portare quelle mutande ruvide del mercatino, quelle che ti aveva regalato il tuo primo ragazzo, quella volta, quando giocavate a imparare l’amore. Camperai tra loro, sarai come loro, tu sarai loro, spietata, non farai sconti, non darai spiegazioni, in tanti ti chiederanno di farsi pubblicare. In un paese in cui tutti scrivono un romanzo, o lo copiano per fare prima, troverai terreno brullo per gettare semi di plastica ai passerotti. Camperai, e basta. Non saprai amare, sarai divorata dalle bugie che ti chiederanno in cambio di un contratto, piangerai soltanto sul gabinetto, in silenzio, mentre ripenserai a quando hai cominciato, da ragazza, con una penna bic e un quadernetto, e non avresti mai immaginato che per diventare quello che sei diventata avresti dovuto nascondere anche il tuo pianto. Camperai senza ridere, perché ridere è da deboli; nel regno animale è il segno che hai accettato di farti sottomettere. E tu sarai una donna di successo, non vorrai farti sottomettere. Camperai, forse, abbastanza per avere un figlio, per noia o per errore, ma che importa, non dovrai spiegazioni a nessuno, nemmeno a lui, che un giorno ti guarderà negli occhi e ti chiederà: che lavoro fai esattamente, mamma? E tu non saprai dirgli altro che la solita bugia, ma con lui non funzionerà, perché lui sarà la tua coscienza, e con lui dovrai fare i conti, non con gli autori, né con i lettori, che sono assuefatti dalla tua magia. A lui non saprai mentire, e piangerai finalmente, piangerai tanto, lacrime acide e salate, singhiozzi sopiti da anni e anni, di cui avevi dimenticato il suono, umanità carnale nelle gote finte, calore ancestrale lungo il mento. Lui ti perdonerà perché sarà nato col dono della saggezza, sarà venuto per insegnarti il perdono. E allora tu lo guarderai negli occhi e gli dirai: ho sbagliato tutto, ricominciamo, io e te, scegli tu il libro, stavolta lo leggerò, per te, amore della tua mamma, ti prometto che lo leggerò tutto e te lo racconterò senza dire bugie.

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