Paolo Nori è uno che scrive strano, ed è per questo che mi piace


Quante volte nei racconti contemporanei troviamo frasi come “C’era la neve per terra e la macchina arrancava per la collina”. Attraverso il vizio infantile di prendere quelle che all’origine erano due frasi brevi, e ficcarci una virgola con una “e” e questi grandi artigiani della prosa contemporanea pensano di aver lavorato una frase…
Jack Kerouac, Scrivere bop

di Dianella Bardelli

Mi piacciono gli scrittori che scrivono in modo strano. Ma purtroppo sono pochi. Così mi tocca leggere noiosi romanzi scritti in modo “normale”.
Paolo Nori per fortuna è uno che scrive strano, lui scrive come se scrivesse a se stesso, come scrivesse un diario per se stesso che nessuno dovrebbe leggere. Lui non si cura di chi leggerà. Secondo me a lui piace da matti scrivere come scrive, gli piace sfidare i suoi lettori. È pubblicato da Mondadori, figuriamoci se non ci hanno pensato al suo modo strano di scrivere.
Di Paolo Nori ho letto due romanzi: Sanguina ancora e Vi avverto che vivo per l’ultima volta. Noi e Anna Achmatova. Il primo è dedicato alla vita e letteratura di Fedor Dostoevskij.  Questo scrittore russo lo conosco abbastanza perchè ho letto e riletto molte sue opere; la poetessa Anna Achmatova la conoscevo meno, avevo letto le sue poesie e alcune cose della sua vita. In entrambi i romanzi Nori usa il suo stesso metodo di scrittura, uno stile semplice fino a quello del linguaggio quotidiano e l’uso di alternare racconti della sua vita e della sua famiglia a quelli dei due autori tanto da lui amati.
Ho come l’impressione che Nori sia particolarmente attratto dalla vita dell’Achmatova, peraltro non più drammatica di quella di Dostoevskij. Su entrambi il potere del loro tempo si accanisce terribilmente, ma sembra che i due scrittori abbiano la capacità di trasformare tutti i dolori della loro vita in arte, in letteratura. Se Dostoevskij lo fa con la prosa l’Achmatova lo fa con la poesia. La poesia permetteva alla grande poetessa di trasformare i singoli terribili episodi della sua vita in opere poetiche di straordinaria forza. Come a Dostoevskij al tempo degli zar anche all’Achmatova al tempo dell’Unione sovietica ne capitano di tutti i colori, prima di tutto l’arresto e la deportazione dei suoi cari, e poi la fame e la persecuzione della sua stessa poesia. Ogni disgrazia lei la suggellava con una poesia.
Il raccontare da parte di Nori sia la vita dell’Achmatova che la sua propria avviene in un alternarsi spontaneo tra questi due elementi. È come se pensare a un aspetto della poetessa russa gli facesse venire in mente per associazione d’idee qualcosa di sua figlia. Perché per Nori non c’è nessuna differenza o separazione tra la sua vita familiare di tutti i giorni e la vita di tutti i giorni di Anna Achmatova. In tutti e due i casi c’è affetto familiare, contiguità parentale, uno sterminato voler bene. La poetessa sembra rappresentare per lo scrittore l’intera storia della Russia moderna, credo che in lei veda l’anima russa, una predisposizione alla vita che Nori ha forse fatto sua e che lo rende particolarmente protettivo verso la sua stessa famiglia.
Ad esempio, qui: “Anche il titolo di questo libro, che si intitola con un verso dell’Achmatova, vi avverto che vivo per l’ultima volta mi fa pensare alla Battaglia (sua figlia).
Perché io ci sono state delle volte che ho perso la pazienza, con la Battaglia, e le ho detto delle cose, che se avessi pensato prima di dirle, che la Battaglia vive per l’ultima volta, io, sono sicuro, non le avrei dette…”
Queste frasi sono emblematiche di tutto questo libro, perché, come dicevo, c’è un continuo parallelismo tra la vita della russa Achmatova e dell’italiano adoratore della letteratura russa Paolo Nori.
Questo metodo di Paolo Nori di inframezzare cose della sua vita con la narrazione della vita della poetessa Achmatova l’ho molto apprezzato. Mi sembra che la sua vita si sposi bene con quella dell’Achmatova, pur essendo diversissime tra loro. Deve essere la grande passione di Nori per la letteratura russa, talmente grande da fargli studiare il russo per poter leggere gli scrittori da lui amati nella lingua originale. Gli scrittori russi solo così possono far parte della sua vita quotidiana, non sono libri che lui legge per tornare dopo ad altre attività.
Parlando del mio personale rapporto con certi scrittori ho detto spesso che li amo come parenti. Per Paolo Nori deve essere la stessa cosa.

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