Stamattina stavo scrivendo un’e-mail a un paio di voi, e mentre andavo avanti mi sono reso conto che stava diventando un messaggio universalmente valido, un qualcosa che non è catalogabile tra i decaloghi che iniziano per “Come…” o tra i vari vademecum vomitati a destra e a sinistra da chi vuole farsi vedere perché magari è bello e bravo, ma non sente il bisogno reale di parlare a chi sta parlando. Io sento il bisogno di parlare a chi sto parlando ogni volta che prendo una penna in mano. Il più delle volte si tratta di me stesso, questo lo devo ammettere, ma oggi mi rivolgo solo a voi.
Non ho mai amato i convenevoli e le smancerie, per cui non aspettatevi da me complimenti e frasi esaltate piene di punti esclamativi, molto spesso false e ruffiane, scritte da chi ancora una volta non prova realmente la gratitudine che provo io in questo momento. Cominciamo da quella. Sono grato a tutti voi perché ogni mattina, quando accendo il computer e trovo un nuovo messaggio nella boîte mail, con un allegato Word, provo qualcosa che dev’essere simile a una preghiera. Non sono mai stato credente, neanche da bambino, quando mia nonna mi portava in chiesa e mi sgridava perché mi inginocchiavo solo per spiare sotto le gonne delle belle signore. Ma da quando “faccio” questa rivista, ho scoperto qualcosa del genere: una profonda gratitudine per un dono che arriva, sì, da mani reali e facce e voci di cui siete fatti, ma sembra una specie di piccolo miracolo.
Non vi ho mai imposto quelle noiosissime liste di formattazione che per anni ho odiato quando scrivevo per tizio e per caio, font di tal grandezza, link, virgolette alte o caporali, spaziature, bold, italic, Dio che palle. Si perde più tempo a cercare di entrare nella visione grafica di chi costruisce il corpo di un testo, piuttosto che concentrarsi sul suo contenuto, che è ciò che dovrebbe fare un buon autore. Per me è molto più pratico passare i vostri testi in bloc-notes e formattarli secondo la linea scelta per Articoli Liberi, a mano a mano che smusso qualche frase poco chiara, ne cancello qualcun’altra pleonastica, correggo i refusi, se ce ne sono, e maturo, in genere a tre quarti della lettura, il miglior titolo per i nostri lettori, che sono la controparte di questa nostra bellissima storia d’amore. Lasciarvi la libertà di scrivere il testo nel modo e nella forma in cui lo avete in mente, lo rende più spontaneo, più vero, che è quello che cerco. Articoli Liberi ha lo scopo di mettere in risalto il vostro stile, predilige la diversità come vera fonte di unicità, è scritto anche nella pagina Chi siamo.
Vi ho sempre esortati a metterci voi stessi, quanto e come vi va, in questi testi, per renderli unici. E il risultato sono i nostri articoli, liberi, qualcosa che non ho mai letto altrove; lo stile è tutto, ed è ciò che ci distingue. Quello che stiamo facendo sta tirando fuori il meglio di ognuno di noi, si sta trasformando in una palestra per migliorarci e raggiungere quella fiammella accesa in fondo agli occhi che alcuni chiamano ispirazione, altri tecnica, altri non so, ognuno le darà il nome che gli pare. Si tratta di qualcosa mai vista prima, qualcosa di diverso da tutto ciò a cui siamo – o ci hanno – abituati.
Ciò ha causato una serie di incomprensioni con chi era tra voi e a un certo punto non c’era più. Si è andata creando una selezione naturale della nostra specie, una specie ormai rara, forse in via di estinzione, quella di chi dice la verità. Di conseguenza, abbiamo visto partire alcuni autori che erano abituati a scrivere per ottenere scambi di favori, o che speravano in qualche benedizione usando tutte quelle belle chioccioline e quei cancelletti con la tenera illusione di attirare l’attenzione di grossi gruppi commerciali per i quali magari sognano di lavorare un giorno. Non li giudico, sono modi di vivere e di scrivere, siamo liberi se lasciamo a ognuno la sua libertà, d’altronde. Ma non cambieremo il nostro approccio, direi, antiideologico e naturalmente apolitico. È vero, anche questo testo è politica, lo è ogni cosa che esce dalla nostra bocca, ma guardiamo alla politica in senso alto, non a quella dei cani e dei porci.
Quello per cui sono grato a voi – che siete tra le voci più belle mai lette finora, tutte di alto livello letterario, e lo stesso vale per gli illustratori e i fotografi, artisti di fama internazionale a cui andrebbe scritta un’altra lettera come questa – è la fiducia che mi state accordando, l’ascolto che ci concediamo ogni volta che lavoriamo su un testo o scegliamo un’immagine adatta per condividerlo su Instagram.
A proposito, debbo a voi e ai lettori delle scuse, perché non riesco a dedicare ai social network il tempo che, come ogni attività, meriterebbero. Riconosco l’importanza di queste finestre sul mondo, attraverso le quali siamo entrati in contatto con alcuni di voi, e grazie alle quali entriamo in contatto con i nostri lettori, ma se dovessi passarci più tempo dovrei toglierlo alle tante altre attività che ruotano intorno alla produzione della rivista cartacea, le traduzioni, l’editing, l’impaginazione, e alla cura dei testi per il sito web. I redattori non hanno alcun vincolo fisso con Articoli Liberi. Di tanto in tanto, quando possono, mi danno una mano, come è giusto che sia: uno dei principi su cui abbiamo fondato questo progetto è non sfruttare il lavoro di nessuno.
Articoli Liberi sta attirando a sé quelle che io chiamo anime affini, persone che sentono di condividere con noi una certa visione del mondo, una visione che non conviene più a nessuno perché non è fruttuosa, non si accaparra le carezze dei potenti, non è utile per arruffianarsi chi ha le mani in pasta. Noi certa pasta non la mangiamo, siamo diventati allergici al glutine, nel nostro paese ce n’è troppo e ne siamo stufi. I testi selezionati rispondono solo a due criteri: bellezza e necessarietà. La nostra linea editoriale è riassumibile in tre parole: schiettezza, umorismo, anticonformismo. Perché, come dice Glenda, siamo liberi e anticonformisti se facciamo cultura nel senso più alto di questo termine: creandola.
Stiamo scoprendo poesie meravigliose, autori dimenticati dal canone, nuove voci che dovrebbero stare nelle vetrine del centro al posto dei gamer e del papa, testi che col passare del tempo sento che cambieranno qualcosa dentro di noi. E anche per questo vi sono grato.
Ora la parte che potrebbe interessare a qualsiasi autore in qualsiasi parte del mondo è la seguente. Non arrabbiatevi se vi chiedo di cancellare una frase o se cambio la spaziatura, gli a capo o altri dettagli su cui magari avete passato le nottate, nella convinzione di ottenere un prodotto perfetto. Anzitutto perché la perfezione è un concetto che non esiste in letteratura. Lo stesso testo può essere rimaneggiato infinite volte, ogni volta tenendo presente moltissimi fattori. A volte anche molto banali, come il riempimento di una colonna o di una riga per evitare mozzini (quanto mi piace questo termine tipografico, è così dolce, così umano). I testi che compongono un numero di una rivista letteraria dovrebbero essere in armonia tra loro, formare una sorta di percorso che guidi il lettore. Quelle citazioni che intervallano i paragrafi hanno proprio questo scopo. Per ragioni come queste, ogni rivista segue una sua linea e le sue cosiddette norme editoriali, parola che suona un po’ militare ma che rende l’idea.
Da autore, per molti anni, ho fatto un lavoro su me stesso imparando a trattare un testo come qualsiasi materiale, la calce, lo zucchero, le azioni in borsa, i problemini di matematica, i detersivi per pulire il bagno, e a stabilire un certo distacco. Un distacco che suona incomprensibile, perché le stesse parole che hai concepito in una parte così profonda e intima, diventano stoffa da tagliare e cucire. Ma è così, sono le due facce di questo lavoro. Lo capiscono tutti prima o poi. Mi fanno tenerezza quelli che tirano fuori l’imprescindibilità della creazione e della forma originale, sacra e intoccabile, forse perché non hanno il coraggio di lavorare a un’opera una volta creata, il coraggio di ammettere che, aldilà della potenza e della profondità di un testo letterario – potenza e profondità che resteranno per sempre dove stanno – scriverlo è solo la prima fase. E cancellare è sempre la parte più importante di questo lavoro. Il distacco potrebbe servirvi anche per comprendere che queste sono solo parole e non sacre sindoni, e noi siamo solo esseri umani, non il padreterno.
Post-Scriptum. Una preghiera da parte della redazione. Siamo molto generosi, con l’abbonamento regaliamo anche la versione digitale, la regaliamo a tutti coloro che non possono permettersi di acquistarla, e anche a chi ha subito un ritardo nella consegna. Non stiamo pubblicando una rivista letteraria nel 2023 per arricchirci, questo credo sia chiaro. Ma non condividete sui social network la schermata del Pdf col vostro racconto pubblicato su Articoli Liberi. Se i lettori lo leggono online, non ha più senso fare questa fatica per pubblicarlo in versione cartacea. Esortate piuttosto i vostri lettori ad acquistare una copia!!!