La luna non esiste

di Subhaga Gaetano Failla

In una notte di maggio, nella mia casa milanese, pensai alla luna. Per settimane non avevo alzato lo sguardo al cielo notturno. Ricordai di aver visto l’ultima volta la luna verso la metà di aprile.
Entrai in camera per prepararmi al sonno. Sul bordo del letto c’era seduto un uomo.
“Non vedo la luna da qualche settimana,” gli dissi.
“La luna? La luna non esiste,” rispose l’uomo.
Rimasi per un poco in silenzio seduto accanto a lui, dubbioso. Poi mi infilai sotto la coperta ancora pesante. Mi addormentai col pensiero dell’inesistenza della luna.
La notte successiva uscii per una passeggiata. La recente pioggia sottile aveva lasciato sulla strada e sui marciapiedi una pellicola d’acqua che brillava alla luce dei lampioni.
Andai a Piazzale Lavater, a due passi da casa, non lontano da Corso Buenos Aires. C’era una bambina che volava altissima su un’altalena. Più in là due cani s’azzuffavano senza farsi male. Poi osservai gruppi di uomini e donne seduti ai tavoli di pietra. Giocavano con mazzi di carte di diverse regioni e ogni tavolo creava il proprio mondo. In un angolo più isolato, quasi al buio, un ragazzo e una ragazza erano assorti in una partita a scacchi. Seguii alcune mosse e il rapido arrocco del bianco. La Regina nera aveva il volto di Alice.
Alzai lo sguardo al cielo. La luna in alto apparve offuscata dentro un umido alone di luce. Infine raggiunsi il campo di bocce. I giocatori avevano il corpo incurvato dall’età e nel gioco. “Un buon tiro,” dissi sottovoce a un uomo poggiato come me alla ringhiera del campo. Una boccia scura si avvicinò lentamente al boccino, fino a baciarlo.  

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